È uscito il nuovo numero de “l’impegno”

È uscito il numero 108 de “l’impegno”, rivista dell’Istorbive, che contiene saggi di Enrico Pagano con Silvana Patriarca, Giuseppe Della Torre, Mario Ogliaro, Michela Sacco-Morel, Bruno Ferrarotti, Monica Schettino, Piero Ambrosio, Mauro Velati, Tomaso Vialardi di Sandigliano, Giacomo Verri.

Apre questo numero l’intervista a Silvana Patriarca, docente di storia europea contemporanea alla Fordham University di New York, realizzata da Enrico Pagano in occasione della presentazione del libro Il colore della Repubblica. “Figli della guerra” e razzismo nell’Italia postfascista, edito da Einaudi, organizzata dall’Istituto sulla Piattaforma Zoom nel dicembre 2021. Il volume è il risultato di una ricerca condotta da Patriarca sui brown babies, bambini nati da unioni tra donne bianche italiane e soldati di colore, argomento preso in esame in un quadro europeo, ma con uno sguardo attento alle specificità della realtà italiana, che consente di comprendere il passato e allo stesso tempo di parlare del presente e al presente, fornendo strumenti di riflessione sulla permanenza del razzismo nella società italiana e di elaborazione di un concetto di “italianità” finalmente slegato da elementi identitari basati sul colore della pelle.

Giuseppe Della Torre, basandosi sulle fonti bibliografiche e archivistiche disponibili, conservate in gran parte alla Biblioteca provinciale “Mellusi” di Benevento e al Museo del Sannio, ricostruisce la biografia di Federico Torre (1815-1892), figura di particolare interesse nel panorama politico, culturale e scientifico del XIX secolo, che meriterebbe ulteriori approfondimenti. Dedito tanto alle lettere quanto alle scienze esatte, Torre è noto soprattutto per l’accuratezza delle “relazioni Torre”, redatte nel periodo in cui fu assegnato alla Direzione generale delle leve del Ministero della Guerra e contenenti una enorme quantità di informazioni ricavate dalle  visite dei giovani delle leve dal 1843 al 1869, in particolare relative alla “misurazione dei corpi”, alla provenienza territoriale e al grado di istruzione, che costituiscono un formidabile strumento conoscitivo.

Mario Ogliaro ripercorre le prime esperienze coloniali in Africa dell’Italia postunitaria, precedute e preparate da numerosi viaggi esplorativi di avventurieri e stimolate dagli interessi commerciali di industriali desiderosi di creare basi sul mar Rosso per la rotta verso le Indie, soffermandosi in particolare sui contrasti che l’occupazione dell’Etiopia generò con i ras della regione e sulle difficoltà incontrate nell’imporsi, spesso con metodi brutali e spietati, a un popolo fieramente indipendente, per quanto travagliato da lotte interne, che aprì le ostilità con il governo italiano fino a sconfiggerlo duramente sull’Amba Alagi nel 1895 e ad Adua nell’anno successivo, atto conclusivo e fallimentare della politica espansionistica del governo Crispi.

Michela Sacco-Morel si concentra sulle lotte delle mondine nelle risaie vercellesi del primo Novecento, che contribuirono in maniera significativa al raggiungimento della giornata lavorativa di otto ore, argomento largamente studiato ma poco approfondito per quanto concerne l’influenza che il “partito delle mondariso” ebbe nella battaglia per i diritti e la giustizia sociale portata avanti in quegli anni dal Partito socialista.

Bruno Ferrarotti tratteggia, a settant’anni dalla morte, la figura di Pietro Novasio, politico trinese nato nel 1885, militante nel Partito popolare italiano, eletto deputato nel 1921, che subì, negli anni dell’affermazione del fascismo, violenze fisiche e politiche tali che, dopo l’inasprirsi del clima all’indomani delle elezioni del 1924, abbandonò l’Italia per trasferirsi a New York, da dove continuò a manifestare la sua opposizione al regime, fino al ritorno in patria nel 1950 e alla morte prematura e improvvisa nel 1952.

Monica Schettino, dopo averne parlato nell’articolo de “l’impegno”, edito nel numero 1 del 2021, relativo allo squadrismo dei “fatti” di Sarzana del giugno 1921, torna sulla figura di Cesare (Vico) Lodovici, sviluppando questa volta in particolare gli aspetti relativi all’amicizia che lo legò a Eugenio Montale. Pur senza certezze, individua gli estremi cronologici della loro frequentazione, cercando di determinare le circostanze del loro incontro e facendo emergere la molteplicità di relazioni che Lodovici seppe intrattenere con intellettuali, letterati, scrittori di teatro del Novecento, nei carteggi dei quali è più volte citato, a conferma di un ruolo non secondario nella vita culturale del nostro Paese.

Piero Ambrosio propone nuove biografie di “sovversivi” elaborate, come di consueto, utilizzando la documentazione conservata nei fascicoli personali del Casellario politico centrale, questa volta soffermandosi, dopo aver preso in esame quanti subirono provvedimenti di confino, ammonizione, internamento, diffida, sulla più ampia platea dei vigilati, e, in questa prima parte dell’articolo, su coloro che furono schedati nel periodo precedente l’avvento del fascismo.

Mauro Velati sviluppa una ricerca, originatasi in ambito scolastico, sull’applicazione delle leggi antiebraiche a Novara tra il 1938 e il 1945, caso poco studiato data la mancanza in città di una comunità ebraica organizzata, ma che merita un approfondimento rivolto in particolare all’analisi dell’attuazione nel mondo della scuola delle misure discriminatorie nei confronti di insegnanti e studenti ebrei, allontanati dal servizio ed espulsi dagli istituti di appartenenza. La scuola, non solo luogo di discriminazione, ma anche sede privilegiata per il raggiungimento dell’obiettivo di formazione di una “coscienza razzista”, viene indagata come frammento di un fenomeno più ampio che determinò nella società italiana la totale separazione tra ariani ed ebrei.

Tomaso Vialardi di Sandigliano analizza il ruolo che ebbero nella seconda guerra mondiale le intelligence dei vari paesi coinvolti, evidenziando come lo spionaggio trovò terreno fertile per affermarsi e svilupparsi, ottenendo un ruolo centrale nel conflitto, contribuendo sicuramente a salvare delle vite e forse anche a ridurre la durata della guerra, che può essere a buon diritto considerata un laboratorio in cui affondano le loro radici le moderne strutture di intelligence.

Giacomo Verri ricorda Nadia Moscatelli, figlia del comandante partigiano “Cino”, mancata nel gennaio di quest’anno, sua maestra alle scuole elementari di Borgosesia, mettendo in luce le caratteristiche di una donna schietta, franca, determinata, severa ma giusta, che ha trasmesso ai suoi alunni un insegnamento non solo di conoscenze, ma anche di vita.

Segue il ricordo di Daniela Dellocchio e di Costanza Arbeja, che ci hanno lasciato nei mesi scorsi, donne che diedero un contributo importante alla Resistenza valsesiana e, nel dopoguerra, alla vita politica e sociale del nostro Paese, testimoniando instancabilmente la loro esperienza di lotta.

Chiude il numero la consueta rubrica di recensioni e segnalazioni.

Puoi visionare il sommario direttamente nella pagina dedicata del sito de “l’impegno” e puoi acquistare il nuovo numero nello shop online, cliccando qui.

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