Con il video 8 settembre 1943. La scelta di un sacerdote. Testimonianza di Gianni Nascimbene, realizzato da Elisa Malvestito, l’Istituto ha partecipato all’iniziativa Don Aldo Mei e gli altri. Rassegna video su clero e Resistenza, organizzata dall’Istituto storico della Resistenza e dell’età contemporanea in provincia di Lucca, con la collaborazione di altri enti.
Gianni Nascimbene (1918-2005) nel 1943 era il sacerdote responsabile dell’oratorio di Varallo, luogo di aggregazione giovanile caratterizzato da una cultura scarsamente permeata dal fascismo. Dopo il 25 luglio 1943 aveva partecipato ad alcune riunioni del Centro Valsesiano di Resistenza, un gruppo che prefigurò i futuri Cln, dove si incontravano esponenti di vari orientamenti politici, tra cui Cino Moscatelli, destinato a diventare un leggendario comandante partigiano, e il podestà di Varallo Giuseppe Osella, che per questa sua attività sarebbe stato fucilato dai fascisti a Borgosesia il 22 dicembre 1943. Il primo impegno di questo comitato fu quello di dare assistenza agli ex prigionieri alleati per sconfinare in Svizzera.
Nella primavera del ’43 nelle tenute agricole della bassa Vercellese, dove si coltiva il riso, furono utilizzati come braccianti oltre mille prigionieri di guerra alleati, catturati in genere sul fronte africano. Dopo l’8 settembre ’43 si trovarono in libertà, ma lontani dai propri reparti: il primo campo d’azione della Resistenza locale fu quello di fornire assistenza materiale per consentire loro di raggiungere il confine svizzero ed essere successivamente rimpatriati. Oltre 400 ex prigionieri trovarono la salvezza attraverso le montagne della Valsesia. Alcuni si fermarono a combattere con i partigiani locali; altri furono catturati dai tedeschi e spediti in Germania o fucilati.
Don Gianni fu uno dei più attivi collaboratori nel fornire aiuto ai soldati alleati. Sono in corso verifiche sulla sua attività di aiuto a famiglie ebree che sfollarono clandestinamente a Varallo. Al termine della Resistenza gli fu riconosciuta la qualifica di patriota. Lasciò l’abito talare per divergenze sulla politica seguita dalla Chiesa cattolica e si coniugò con la sorella di Cino Moscatelli, Giuseppina. Non abbandonò la fede e negli ultimi anni della sua vita fu attivo animatore culturale presso l’oratorio di cui era responsabile al tempo della guerra.