Il Coordinamento degli Istituti piemontesi esprime al Segretario generale della Cgil la solidarietà degli Istituti di storia della Resistenza e della società contemporanea piemontesi per l’aggressione di stampo inequivocabilmente fascista portata il 9 ottobre scorso contro la sede del più grande sindacato del nostro paese.
La valenza simbolica dell’atto è di tale portata da configurarsi come un atto di deliberata aggressione alla democrazia. Anzi alla Repubblica “fondata sul lavoro”. E così l’ha interpretata il segretario nazionale Maurizio Landini.
Una ferita che attiva un corto circuito temporale: evoca e attualizza la violenza fascista che un secolo fa, nel 1921 aveva visto le spedizioni punitive e distruttive delle squadre fasciste contro le sedi di decine di camere del lavoro. Quella violenza aveva avuto esiti rilevanti per la storia del nostro paese: la sconfitta del movimento operaio e contadino e quindi venti anni di regime fascista, ma aveva reso indissolubile il rapporto tra lavoro e democrazia, tra mondo del lavoro e libertà. Come venti anni dopo l’esperienza resistenziale avrebbe confermato.
Certo, quella era un’idea forte di libertà in grado di definire i termini nuovi della convivenza civile, e perciò difficile da comparare con la libertà invocata dal corteo dei manifestanti, compromessa dalle contestuali immagini di violenza criminale agita dai gruppi che attaccavano la Cgil, le forze dell’ordine, e minacciavano le sedi delle istituzioni repubblicane. Libertà e violenza si sono rivelate un paradosso comunicativo, una dissonanza che mette fuori gioco ogni tentativo di riflessione razionale. Il che pone alla Repubblica l’esigenza di fare chiarezza.
Si tratta di una questione politica di primario rilievo non solo perché tocca i fondamenti del vivere civile, ma perché avviene in un momento di particolare difficoltà della vita del paese, chiamato a un cambiamento profondo.
Giustamente il segretario della Cgil non si è limitato alla denuncia dei violenti, ai pericoli immediati, ma ha rivendicato un ruolo attivo in questo passaggio cruciale. Un passaggio che richiederà la ridefinizione del rapporto tra società e istituzioni perché l’insieme degli obiettivi economici e sociali che stanno nel Piano nazionale di ricostruzione e resilienza possano agire da motore del cambiamento. Un passaggio che richiederà di tenere insieme l’orizzonte nazionale con quello europeo e globale e che richiederà – è questa la convinzione di chi opera nei nostri Istituti – un contestuale salto di elaborazione culturale di ciò che il cambiamento produce e produrrà.
È un’esigenza che muove da un’istanza di ordine morale e civile non nuova, che ritroviamo frequentemente, in forma diretta o sottintesa, negli interventi del Presidente della Repubblica. Un’istanza raramente ripresa nel dibattito pubblico, spesso distratto dalla quotidiana dose di polemiche di breve respiro. Eppure è questione centrale perché definirà la qualità della democrazia che ci aspetta. La rete dei nostri Istituti avverte l’urgenza di questa riflessione che per loro comporterà l’esigenza di riproblematizzare la storia del paese, di ripensare categorie e paradigmi interpretativi, in primo luogo il rapporto tra storia e memoria. E tuttavia la questione è di ordine generale: interpella e coinvolge ogni soggetto attivo della nostra comunità e più intensamente ogni soggetto pubblico e privato che produce cultura. Perché il tempo che viviamo questa sola opzione razionale ci consente: alzare la capacità critica con cui vivere il cambiamento e far crescere il rapporto tra cultura e società.
- Il coordinamento degli Istituti piemontesi
- Archivio nazionale cinematografico della Resistenza
- Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea della provincia di Alessandria “Carlo Gilardenghi”
- Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nella provincia di Asti
- Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia
- Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Cuneo “Dante Livio Bianco
- Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea nel Novarese e nel Verbano Cusio Ossola “Piero Fornara”
- Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti”