La nuova edizione della mostra, curata nel 2009 da Piero Ambrosio, presenta i disegni con cui Renzo Roncarolo visualizzò drammaticamente la tragedia vissuta da una generazione di giovani soldati deportati nel 1943 nei campi di concentramento nazisti. Il tragico espressionismo che permea i disegni, va oltre le radici colte che richiamano gli espressionismi di Ensor, Nolde, Munch – anche se “L’urlo” di Munch, che non ha suono, parrebbe emblema di questa rassegna – calato com’è, questo espressionismo, nella tragica realtà del vissuto, fattosi cronaca, testimonianza di patimenti e di morte.
Dal vuoto dei fogli, desolatamente bianchi, il segno nero, sostanziale nella resa del vero come in Guttuso, impone alla ribalta, e alle coscienze, stati estremi di sofferenze, sevizie, fame, oltraggi.
Insistono i primi piani di volti attoniti e disperati, a rimarcare la validità individuale di persone, non di numeri. Totale è il senso di solitudine per ogni essere, negato nella sua umanità, simbolo di solo dolore sottolineato anche dalla sommarietà del segno.
Dopo l’8 settembre 1943 i tedeschi deportarono circa 770.000 ufficiali e soldati italiani. Il ventisettenne Renzo Roncarolo, professore di disegno, fu catturato a Verona dove, dal 1940, prestava servizio militare nel 4° Reggimento genio artieri.
Il 15 settembre iniziò, per lui e per i suoi compagni, il lungo viaggio verso la Germania e la prigionia nei campi di concentramento nazisti. La prima tappa del suo calvario fu Fürstenberg, dove rimase sino al 12 ottobre, rifiutando di aderire alla repubblica di Salò. Trasferito, trascorse un breve periodo nel campo di Cottbus, in cui, lavorando come imbianchino, riuscì a migliorare in parte il duro regime alimentare a cui era sottoposto. Qualche mese più tardi, insieme ad altri compagni, fu destinato definitivamente al lager di Dreilinden, nei pressi di Berlino. Dopo le prime durissime settimane di fame e freddo venne impiegato come manovale nella fabbrica di radio Hell, nel sobborgo berlinese di Teltow, poi, grazie alle sue capacità tecniche, fu destinato ad un reparto di disegnatori meccanici.
Nel gennaio del 1945, avendo reagito ai soprusi di un civile tedesco, fu arrestato e rinchiuso nel carcere di Potsdam, dove rischiò di morire per le angherie. Liberato, fu nuovamente inviato al campo di Dreilinden, dove trascorse gli ultimi mesi di prigionia, che terminarono il 13 aprile 1945, con l’arrivo delle truppe russe.
Professore di disegno all’Istituto di belle arti di Vercelli, Renzo Roncarolo è deceduto il 23 novembre 2000.
Accanto ai disegni sono presenti alcuni brani tratte dalle memorie di Roncarolo, edite, con il titolo “Ricordi di un militare vercellese internato nei lager nazisti”, da Gladys Motta nella rivista dell’Istituto, “l’impegno”, nel marzo 1986 e successivamente in opuscolo edito dall’Anpi di Vercelli nel 1988.
La mostra è costituita da 30 pannelli 100×125.
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