La mostra Negli occhi la libertà. Partigiani e popolazione nelle immagini di “Lucien” non è una didascalica ricostruzione della Resistenza con le immagini; non è neppure il tentativo pretenzioso di superare quanto Luciano Giachetti – protagonista e testimone – seppe egregiamente fare trent’anni fa con la mostra realizzata per il trentennale della Liberazione, suscitando l’ammirazione dell’allora presidente dell’Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia, Guido Quazza, che la giudicò “un unicum per l’eloquenza e la varietà delle immagini”. Gli spettatori non ritroveranno le ben note immagini di carattere militare, da quelle dell’attacco ad un autocarro fascista a quelle del famoso lancio di rifornimenti effettuato da aerei degli Alleati fino a quelle di soldati tedeschi che si arrendono, né quelle di carattere politico, dalle lezioni dei commissari ai comizi nei paesi liberati. Abbiamo optato per un’impostazione diversa preferendo indagare il ruolo che Giachetti ebbe come fotografo all’interno della Resistenza e privilegiando le immagini che già colpirono l’attenzione di Quazza: quelle di uomini che non erano e non avevano la vocazione degli eroi, ma erano uomini e giovani “come tutti gli altri: ragazzi a cui piaceva fare l’amore, bere in osteria, ballare o giocare o scherzare sul prato, fantasticare la sera sotto il tetto di travi e di pietre della baita”.
Questa è una mostra di immagini (molte sono inedite) di uomini e donne che fecero parte del movimento partigiano nel Biellese e nel Vercellese come protagonisti o collaboratori e di uomini, donne e bambini che di quel movimento vissero le fasi culminanti, dall’estate del 1944 all’aprile del 1945.
Volti, gesti, espressioni, che l’obiettivo del partigiano “Lucien” colse e fissò, assieme a immagini di vita partigiana negli accampamenti di fortuna, nelle baracche della “città di legno” costruita nella baraggia, durante la vita nelle cascine e nei paesi, durante le marce di trasferimento, nei momenti dell’addestramento militare e durante il tempo libero.
Infine, per seguire un percorso già tracciato da “Lucien” – che non volle mai apporre didascalie alle fotografie in mostra – non abbiamo precisato luoghi, persone, date: sia perché, a distanza di tanti anni, i ricordi dei protagonisti non sempre coincidono, rendendo impossibili descrizioni puntuali, sia perché riteniamo che le immagini possiedano ancora la forza per esprimere autonomamente i valori che le hanno generate. Le brevi schede che aprono i capitoli o corredano alcune sezioni non sono che appunti a margine, rapidi ragionamenti su una particolarissima e irripetibile esperienza fotografica.
La mostra è stata realizzata con la compartecipazione del Comitato della Regione Piemonte per l’affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana e la collaborazione dell’Archivio fotografico Luciano Giachetti – Fotocronisti Baita.
È costituita da 100 pannelli formato 60×40.