Descrizione
Il volume raccoglie gli articoli che Gustavo Buratti ha pubblicato tra il 1983 e il 2009 nelle pagine de “l’impegno”. I saggi di Buratti hanno nel tempo contribuito a realizzare una mutazione fisiologica della rivista, nei primi anni composta da studi e testimonianze quasi esclusivamente legati alla storia della Resistenza, in particolar modo locale, e poi aperta alla trattazione di tematiche diverse, di orizzonte anche nazionale e internazionale. È dunque anche merito suo se “l’impegno” si è arricchita, raffinata e sprovincializzata, senza mai perdere il riferimento forte all’identità resistenziale e locale.
Volendo mettere in relazione gli articoli nella rivista dell’Istituto e il resto della sua bibliografia, si può innanzitutto osservare come nelle pagine de “l’impegno” Gustavo Buratti abbia scelto a volte di pubblicare “in esclusiva” saggi che sono rimasti in qualche modo definitivi, ossia non sono stati sviluppati ulteriormente in altri suoi lavori.
Hanno questa caratteristica soprattutto gli studi attinenti i totalitarismi novecenteschi, la Resistenza e la drammatica situazione balcanica degli anni Novanta, ossia le tematiche più omogenee con la natura dell’Istituto, e pertanto collocati nel contesto più consono alla loro specificità.
In altre occasioni l’articolo ne “l’impegno” ha rappresentato solo una sorta di prefazione ad una ricerca che avrebbe poi esteso i risultati parziali qui acquisiti.
Una terza tipologia di articoli è poi composta da sintesi di percorsi di studio già consolidati e che sono stati proposti in compendi divulgativi o in espansioni che hanno messo a fuoco qualche aspetto particolare della tematica. Si inscrivono facilmente in questo gruppo i saggi sul movimento operaio e l’anticlericalismo biellesi di fine Ottocento, e pure il cammeo sull’eretico autonomista e federalista valsesiano Aurelio Turcotti, affrontati da Buratti in relazione stretta con una delle sue passioni culturali più profonde, coltivata per una vita intera, ovvero la storia dei movimenti ereticali, le rivolte montanare e la Dolcino renaissance di inizio Novecento.
Se c’è infine un saggio che, per taglio e interferenza feconda di tematiche e di piani dell’analisi, può considerarsi esemplificativo di molta, se non proprio tutta, la ricchezza d’interessi di Buratti, questo è senz’altro “La Dichiarazione di Chivasso del 1943: premesse e attualità”. Vi si intrecciano storia resistenziale, attenzione per il valore identitario della lingua, prospettiva federalista, denuncia della colonizzazione subita dal territorio alpino, condensate in una sorta di lascito testamentario ideale.
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