Descrizione
Il volume, attraverso l’analisi dei dati derivati dai censimenti compiuti negli anni dal 1886 al 1936, affronta il tema dell’emigrazione di centinaia di piemontesi (soprattutto vercellesi, novaresi e torinesi), ad Annecy in Alta Savoia, città incastonata nelle Alpi a sud-est della Francia, quasi al confine con la Svizzera e molto vicina all’Italia.
Annecy era sempre stata un crocevia per uomini e merci e aveva nel tempo assorbito influenze ginevrine, mantenendo un suo carattere alpino. Questa mescolanza di laboriosità calvinista e carattere duro di montagna facilitò l’insediamento di immigrati, soprattutto di origine piemontese o, comunque, alpina. Oltre ad essere raggiungibile a piedi, la regione di Annecy offriva clima, ambiente, lingua e tradizioni simili a quelle da cui gli emigranti del Nord Italia partivano.
In seguito lo sviluppo economico attirò veneti, toscani, laziali. Furono questi uomini a contribuire allo sviluppo di Annecy come la possiamo vedere noi oggi, furono loro a costruire case per chi arrivava a lavorare, alberghi per chi voleva passarvi le vacanze, edifici pubblici ed infrastrutture. Furono uomini che, partiti da una semplice attività artigianale, concorsero in modo determinante a costituire il tessuto economico della regione. Essi rappresentano il successo professionale di una generazione di emigrati che creò, nel luogo di arrivo, una importante fonte di ricchezza sotto la spinta di una forza interiore che stimolava a riuscire. Gli uomini e le donne citati nel volume hanno fatto parte di un’epoca speciale in cui, nonostante sacrifici, fame e dolori, molti avevano comunque la speranza di creare un domani migliore.
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