Descrizione
«Scritto sul finire del secolo scorso, questo diario risente molto dell’atmosfera e dei clima ottocenteschi, per un certo languore romantico, per alcuni momenti di scoramento seguiti a momenti di fervorosa speranza. È, a nostro parere, una specie di romanzo intimo, alla Jacopo Ortis del Foscolo, che ha inaugurato, proprio ai primi dell’Ottocento, questo tipo di confessioni. Il Calcagno, nato a Fontanetto Po, in provincia di Vercelli, probabilmente attorno al 1860, lavorò per diversi anni come fornaio a Torino, dove fu arrestato per lo sciopero dei panettieri del 1881, uno dei primi scioperi avvenuti in Italia sulla base della predicazione marxiana, a cui si era di recente convertito anche Andrea Costa, il quale era stato, fino allora, uno dei maggiori esponenti italiani della corrente anarchica. Ma il Calcagno parve non voler seguire il maestro in tale suo nuovo orientamento e rimase fedele all’anarchismo, soprattutto durante gli anni della “febbre edilizia” a Roma, negli anni novanta dell’Ottocento. Arrestato di nuovo per le agitazioni del Primo maggio nella capitale, scontò un anno di carcere e, poi, fu destinato al domicilio coatto a Porto Ercole, Ponza e, infine, a Varallo Sesia» (dalla prefazione di Franco Catalano).
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